[Pubblicato su Il Goriziano l’8 aprile 2025]

SAN FLORIANO DEL COLLIO — Con circa un migliaio di visitatori, l’edizione di Castelli aperti dello scorso fine settimana, a San Floriano del Collio, è stata senz’ombra di dubbio un successo. Iniziata sabato pomeriggio con il favore di temperature e un sole quasi estivi, nemmeno le gelide raffiche di bora che hanno sferzato il Goriziano la mattina successiva sono riuscite a guastare la festa, con un afflusso di ospiti crescente fino a domenica sera.
La soddisfazione che emerge fin dalle prime parole del conte Filippo Formentini è comprensibile: «Ha premiato non solo l’impegno di chi ha aiutato me e la mia famiglia, ma anche la qualità dell’intera rievocazione storica, curata con criteri filologici molto stringenti». Una selezione qualitativa a cui ha contribuito, in particolare, l’associazione storica di Udine e Gorizia “Compagnia Patriae Foriiulii”, e che ha saputo raccogliere nella dimora storica dei Formentini sedici gruppi di rievocatori provenienti da tutta l’Italia settentrionale e non solo, includendo pure Zagabria.
Il risultato, per i turisti, è stato un’esperienza coinvolgente come solo poche altre manifestazioni di questo tipo possono offrire. Lo conferma lo stesso presidente del Consorzio per la salvaguardia dei castelli storici del Friuli Venezia Giulia (l’ente che da trent’anni organizza “Castelli aperti”), l’architetto Roberto Raccanello: «Si tratta di un’ambientazione eccezionale. A rendere il castello speciale, a livello regionale, non sono solo il contesto e la notevole superficie terriera, ma anche il rispetto e la trasmissione delle tradizioni familiari di generazione in generazione». Il plauso di Raccanello ai Formentini è dovuto, quindi, anche alla loro capacità di rendere San Floriano il centro di una delle più grandi rievocazioni storiche del Nord Italia.
Ha certamente contribuito a questo risultato l’edificazione, all’interno della tenuta, di un vero e proprio villaggio medievale fortificato in legno, frutto dell’impegno in prima persona del conte, Filippo, e di altri appassionati. «Abbiamo iniziato la costruzione del villaggio tre anni fa — racconta il nobile goriziano — utilizzando solo nostre risorse, con lo scopo di creare una riproduzione fedele del nucleo originario del borgo intorno al XII secolo dopo Cristo. Oltre alla cinta muraria, completata per circa i due terzi, abbiamo anche scavato un fossato». La cornice si è rivelata perfetta per le varie attività messe in scena dai numerosi rievocatori. Oltre alle botteghe e ai bivacchi allestiti per la preparazione di bevande e pietanze tipiche del Medioevo, nel corso della due giorni sono stati simulati anche assedi con catapulte, scontri tra armigeri equipaggiati di tutto punto, tornei e giochi a cavallo, cerimonie di investitura e processi.
«Rievocazioni storiche di questo livello è difficile trovarne in Italia, a differenza che in Germania, dove c’è una grande tradizione per questo genere di manifestazioni», osserva Alberto, giunto da Bergamo insieme a Dario e a una splendida coppia di cavalli: un possente murgese dal manto nero e un fiero ispano-arabo. Di esperienza ne hanno, in questo in settore, perché girano frequentemente per le fiere di tutta Europa mettendo in mostra le proprie abilità in sella ai loro destrieri. Facendo però sempre attenzione alla salute dei loro quadrupedi: «Le nostre esibizioni in programma sono ridotte al minimo — aggiunge sempre Alberto — perché già il viaggio fin qui dalla Lombardia è stato una notevole fonte di stress per loro, e poi bisognerà considerare il rientro, lunedì».
Persino le visite guidate all’interno del castello — riproposte in sequenza, a intervalli serrati di un’ora — sono state curate in prima persona da Formentini, con indosso la propria armatura trecentesca, affiancato dall’elegante consorte Maria Vittoria e da Didi, il loro fedele esemplare di levriero russo. Un tour dalla forte impronta teatrale, che ha permesso non solo di conoscere meglio il retaggio di una famiglia le cui origini risalgono a mille anni fa, ma anche di ricordare alcuni episodi chiave della storia della Contea di Gorizia.
Tra questi, è doveroso menzionare quello della storica calata lungo la Valle del Vipacco di oltre ventimila cavalieri ottomani, giunti senza preavviso alle porte di Gorizia verso la fine del XV secolo. Ad affrontarli, con grande astuzia, fu l’allora conte di Gorizia Leonardo — l’ultimo della dinastia mainardina — insieme a uno degli antenati di Filippo, in qualità di leale vassallo.
La vicenda, per i goriziani di allora, ebbe un lieto fine: l’accordo che Leonardo strinse con gli invasori — interessati soprattutto a danneggiare la nemica Venezia — fu quello di aprire il passaggio, attraverso la fortezza di Gradisca, verso i territori della Serenissima da razziare, lasciando incolumi i propri. Va riconosciuto che — attraverso il proprio racconto e con l’aiuto di alcuni attori — l’istrionico erede dei Formentini è riuscito a rievocare in modo molto autentico, tra i presenti, il brivido suscitato dal grido «arrivano i turchi!». Ma, per fortuna, solo per qualche istante.
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