Cara Nonna Europa, alzati e cammina. Così potrebbe essere sintetizzato il discorso che papa Francesco ha tenuto ieri al Parlamento UE di Strasburgo, dopo oltre un quarto di secolo dalla storica visita di Giovanni Paolo II.
Il quadro che si sta delineando è sempre più contraddistinto dall’affermazione di stati non più di dimensione nazionale, come all’alba del XX secolo, ma continentale
Dal 1988 ad oggi molte cose sono cambiate e il mondo non è più diviso in due blocchi ideologici contrapposti, ma più interconnesso, globale e meno eurocentrico. Il quadro che si sta delineando è sempre più contraddistinto dall’affermazione di stati non più di dimensione nazionale, come all’alba del XX secolo, ma continentale. Inoltre, stiamo vivendo un periodo di grandi stravolgimenti, sia geopolitici che climatici, e non serve allontanarsi troppo per rendersene conto. È sufficiente, infatti, percorrere i confini dell’UE per inciampare sui teatri che maggiormente minacciano la stabilità globale: l’Ucraina e il Medio Oriente (includendo anche la vicina Libia). E mentre tutto questo sta accadendo, il nostro continente è alle prese con la più profonda crisi economica, d’identità e di valori del secondo dopoguerra.
Le difficoltà e le paure di questo periodo diventino «potenti promotrici di unità», secondo i principi di solidarietà e sussidiarietà sui quali è fondata tutta l’architettura istituzionale europea
Per questi motivi non giunge a caso il messaggio di speranza e coraggio che il pontefice ha rivolto all’unica istituzione UE che gode di legittimità democratica diretta. Un messaggio rivolto non solo alle fasce più in difficoltà della società, come gli anziani, i giovani disoccupati e gli immigrati («il Mediterraneo non può diventare un grande cimitero»), ma anche – e soprattutto – ai legislatori europei. È a questi ultimi, infatti, che spetta il «compito di custodire e far crescere l’identità europea, affinché i cittadini ritrovino la fiducia nelle istituzioni UE e nel progetto di pace e giustizia che ne è fondamento». Il suo auspicio, quindi, è che le difficoltà e le paure di questo periodo diventino «potenti promotrici di unità», secondo i principi di solidarietà e sussidiarietà sui quali è fondata tutta l’architettura istituzionale europea.
Non meno rilevante è stato il passaggio sull’ambiente, verso la cui difesa devono essere orientate le «numerose potenzialità creative dell’Europa nei vari campi della ricerca scientifica non ancora del tutto esplorati», come quello delle «fonti alternative di energia». Inevitabile anche un accenno all’agricoltura, oggetto di una delle politiche comunitarie di maggiore rilevanza. La dura critica alla «cultura dello scarto», sia umano che materiale e alimentare, è, infatti, strettamente connessa all’intollerabile spreco di tonnellate di derrate alimentari a fronte dei milioni di persone che stanno morendo di fame nel mondo.
Un inno allo Stato sociale di diritto, un modello sempre più in crisi in altre aree del pianeta
Papa Francesco ha, quindi, esortato il Vecchio Continente, visto come «una nonna non più fertile e vivace», a valorizzare il proprio patrimonio di diversità culturali e conquiste sociali al fine di rilanciare il proprio processo di integrazione. Sottolineando la centralità dell’essere umano, inteso come titolare di quei diritti inalienabili riconosciuti dal nostro ordinamento giuridico, ha riconosciuto l’importanza di una «cornice giuridica chiara che limiti la forza e faccia prevalere la legge sulla tirannia». Quello del pontefice potrebbe essere considerato un inno allo Stato sociale di diritto, un modello sempre più in crisi in altre aree del pianeta, con l’augurio che l’Europa torni presto ad essere «protagonista portatrice di scienza, arte, musica e valori umani».
@TeedGO
26/11/2014